L’Autostima in pratica!

L’Autostima in pratica!

Cos’è l’autostima?

L’autostima è l’insieme dei giudizi, delle valutazioni e degli apprezzamenti volti a sé stessi sia come prodotto di osservazioni soggettive sia come prodotto di “valutazione riflessa” di ciò che gli altri pensano di noi.

L’autostima, infatti, non è solo il risultato di fattori interiori e individuali ma anche frutto di continui “confronti” che l’individuo fa con il mondo esterno. Questa tipologia di confronti è costituita da alcuni fattori, a partire dal rapporto che esiste fra quello che potremmo definire Sé reale e Sé ideale: il primo viene a configurarsi come ciò che realmente siamo, il secondo corrisponde a come vorremmo essere. A tal proposito, le nostre esperienze ci portano a paragonare il Sé reale con quello ideale: più ci avviciniamo al modello ideale, maggiore è la stima di noi stessi.

 

Come determiniamo se un’esperienza è vicina al nostro modello ideale?

Esistono tre fattori principali che concorrono a determinare quanto sia “ideale” ciò che stiamo facendo:

  • “Valutazione riflessa” (o “specchio sociale”), secondo cui ci autodefiniamo in base a quello che gli altri, soprattutto coloro a cui teniamo, pensano di noi;
  • Confronto diretto con gli altri, secondo cui ci autodefiniamo in base alle persone che ci circondano;
  • Autosservazione, secondo cui ci autodefiniamo tramite l’osservazione delle differenze tra noi stessi e gli altri.

 

Cosa “abbassa” la mia autostima?

In alcuni casi questi continui confronti possono andare incontro a quelle che Sacco e Beck (1985) definiscono come distorsioni cognitive: pensieri che distorcono la percezione e la considerazione di Sé.

Le distorsioni cognitive sono sette:

  • Inferenze cognitive, secondo cui ci si crea idee arbitrarie su Sé stessi, senza avere dati obiettivi e reali;
  • Astrazioni selettive, per cui viene estrapolato un piccolo dettaglio negativo e posto come rappresentativo del proprio essere;
  • Sovrageneralizzazioni, per cui un singolo tratto di personalità diventa emblematico dell’individuo;
  • Massimizzazioni, per cui una singola azione negativa anche grandi conseguenze;
  • Minimizzazioni, per cui un singolo evento viene rimpicciolito della sua portata positiva;
  • Personalizzazioni, per cui ci sentiamo responsabili di qualche evento negativo accaduto;
  • Pensieri dicotomici, per cui non esistono sfumature nelle assunzioni di responsabilità, tutto bianco/tutto nero.

 

Quali sono le migliori strategie per incrementare l’autostima?

Secondo Toro (2010) possiamo migliorare la percezione positiva di noi stessi tramite diverse strategie:

  • Migliorare le capacità di Problem Solving, il sentirci “incapaci” di risolvere un problema può abbassare i livelli della nostra autostima;
  • Self-Talk positivo, se per primi ci “inviamo” messaggi positivi, potremo migliorare la nostra autopercezione;
  • Ristrutturazione dello stile di attribuzione, frutto delle distorsioni cognitive;
  • Miglioramento dell’autocontrollo;
  • Modificazione degli standard cognitivi, è meglio tendere ad obiettivi più realistici per non rischiare di peggiorare la propria autostima;
  • Potenziamento delle abilità comunicative.

 

Perché rivolgervi a noi? In che modo lavoriamo?

Incrementare la propria autostima, quando esageratamente bassa o quando si ha completamente perso fiducia in sé stessi, è una prerogativa che ci siamo imposti di aiutarvi a raggiungere!

A tal proposito abbiamo sviluppato un metodo, che fonda le sue basi nella ricerca scientifica e nello studio diretto della psicologia sociale, che ci permetta di coinvolgervi e di lavorare con voi su quello che più vi infastidisce!

Le principali modalità sono naturalmente quelle classiche di ascolto, osservazione e colloquio, ma abbiamo unito queste capacità di un buon psicologo a quelle di buon insegnate cosicché il nostro metodo sia in grado di migliorare la vostra autostima, lavorando in modo del tutto naturale, o quella dei vostri figli, aiutandoli, ad esempio, durante la fase post-scolastica per fare i compiti.

 

Bibliografia

Sacco, W. P. & Beck, A. T. (1985), Cognitive therapy for depression in E. Beckham & W. R. Leber (eds), Handbook of depression. Homewood (IL): Dorsey Press.

Toro, A. (2010), Studio su variabili psicologiche in un campione di atleti impegnati in differenti attività sportive non agonistiche. Tesi di Dottorato, A.A. 2009/10, Università di Catania, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Dottorato di Ricerca in Scienze Motorie, XXII Ciclo.
http://archivia.unict.it/bitstream/10761/148/1/Tesi%20Dottorato%20Agata%20Toro.pdf.

 
Dott. Caranna Giuseppe – Psicologo

 

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